SAN GIOVANNIA A PIRO

martedì 8 gennaio 2013

LAGANE E FAGIOLI


  • Tempo:50 min
  • Persone:4
  • Calorie:300 kcal/Persona


  • Lagane e è uno dei piatti più rappresentativi della tradizione culinaria lucana. Si tratta di un primo piatto preparato con della pasta fresca. Le lagane, infatti, sono una sorta di fettuccine che si preparano con , sale e acqua. La variante più diffusa è quella delle lagane con i ceci. I legumi sono il simbolo della tradizione povera da cui questo piatto proviene. In particolare viene soprannominato “piatto del brigante”, in quanto i briganti che popolavano i boschi lucani ne erano particolarmente ghiotti.

    Ingredienti

    Ricetta e preparazione

    Ecco le istruzioni.Sgranare i , poi lessarli in abbondante acqua salata. Mettere la sulla spianatoia, fare la fontana, versarvi al centro un pizzico di sale e tanta acqua tiepida quanto basta per ottenere una pasta liscia e di giusta consistenza; lavorarla energicamente per qualche minuto, poi usando il matterello, stendere la pasta facendo una sfoglia sottile. Lasciarla asciugare un poco e tagliarla a lasagne (tagliatelle larghe). Poco prima del pranzo lessarle mettendole in acqua in ebollizione salata e scolarle piuttosto al dente. Versare la pasta in una terrina, unire i (anch’essi scolati) e lo strutto precedentemente messo a fuoco in una padellina e rosolato assieme agli spicchi d’ e un pizzico di .

    Consigli

    Mescolare e servire.

    lunedì 23 aprile 2012

    INSALATA DI VERDOLAGA...LÈ nota nelle diverse regioni con diversa denominazione: in italiano come porcellana, procaccia, porcacchia, pucchiacchella o picchiacchella (in alcune zone del Sannio viene chiamata, eufemisticamente, erba vasciulella per evitare |il diretto riferimento dialettale al sesso femminile,(la purchiacca, in dialetto napoletano, è la vagina), perchiazza, sportellaccio, andraca; in inglese come purslane, purslave, pursley, pusley; in spagnolo e catalano come verdolaga, verdalaga, buglosa, hierba grasa, porcelana, tarfela, peplide' (Spagna), colchón de niño (Salvador), flor de las once (Colombia), flor de un día, lega (Argentina); in portoghese e galiziano come beldroega, bredo-femea, baldroaga; in basco come ketozki, ketorki, getozca; in francese come pourpier, portulache; in cinese come Ma-Chi-Xian.


    Tra queste la oleracea è la più diffusa. Il nome botanico latino significa 'piccola porta' per il modo con cui si aprono le capsule. Gli Arabi nel Medio Evo l’hanno denominata baqla hamqa, che significa 'pianta pazza' o 'pazzesca' a causa del modo in cui i rami si estendono per terra senza alcun controllo.


    Di probabili origini asiatiche, nell’antico Egitto era utilizzata come pianta medicinale, mentre era coltivata durante il Medio Evo nei Paesi Arabi e nel Bacino del Mediterraneo, soprattutto in Spagna. In Arabia Saudita, Emirati Arabi e Yemen, sono coltivate correntemente diverse varietà di portulaca della sottospecie sativa. Negli Emirati Arabi la varietà coltivata è reperibile in molti negozi di ortaggi per essere utilizzata come insalata. Nelle regioni dell’Italia meridionale la portulaca, raccolta negli orti come spontanea, veniva venduta alla rinfusa da ambulanti durante gli anni ’50 – ’60.


    Raccolta allo stato spontaneo o talvolta coltivata, viene consumata da tempi remoti nelle regioni mediterranee. Le foglie dal sapore acidulo, crude o cotte, si consumano in insalata; sono utilizzate per preparare minestre saporite e rinfrescanti, si possono conservare sottaceto. Nella cucina napoletana era un tempo raccolta insieme alla rucola da piante che crescevano spontaneamente, e venduta da ortolani ambulanti. Rucola e pucchiacchella erano un binomio quasi inscindibile tra gli ingredienti dell'insalata.

    Nella cucina romana la portulaca o porcacchia appartiene a quel misto di varie verdure domestiche e selvatiche crude che sono consumate in insalata sotto il nome di misticanza o insalata di mescolanza. Anticamente questa misticanza la portavano a casa i frati passando a chiedere l’obolo alle famiglie, ed infatti in Corsica la portulaca viene tuttora chiamata “erba fratesca”.



    Usata per curare diarrea, vomito, enterite acuta, emorroidi ed emorragie post-partum.


    Un impacco di foglie è usato in caso di foruncoli, punture d’api ed eczema.
    Negli ultimi anni sono state scoperte notevoli proprietà nutritive e medicinali: è una fonte vegetale dell’acido grasso omega-3 (importante per la prevenzione degli attacchi cardiaci) di cui contiene modeste quantità e di acido α-linolenico; possiede un elevato contenuto di proteina cruda e di polisaccaridi idrosolubili, una buona tolleranza alla salinità e una discreta capacità di accumulo di metalli pesanti.



    è molto comune negli orti ( anche il mio ) ho provato a mangiarla in insalata......a me non piace, ma c'è chi la coltiva appositamentea portulaca (Portulaca oleracea L., Portulacaceae) è una specie infestante, una delle più diffuse nelle colture estive. Raccolta allo stato spontaneo o talvolta coltivata, viene consumata da tempi remoti nelle regioni mediterranee.
    Negli ultimi anni è stata rivalutata come potenziale new crop in virtù di alcune proprietà che la contraddistinguono: è una delle migliori fonti vegetali dell’acido grasso omega-3, α-linolenico, possiede un elevato contenuto di proteina cruda e di polisaccaridi idrosolubili, una buona tolleranza alla salinità e una discreta capacità di accumulo di metalli pesanti. L’insieme di queste proprietà fa ipotizzare l’impiego della specie nella alimentazione umana e non solo.

    Denominazione
    E’ nota nelle diverse regioni con diversa denominazione: in italiano come porcellana, procaccia, porcacchia, sportellaccio, andraca; in inglese come purslane, purslave, pursley, pusley; in spagnolo e catalano come verdolaga, verdalaga, buglosa, hierba grasa, porcelana, tarfela, peplide (Spagna), colchón de niño (Salvador), flor de las once (Colombia), flor de un día, lega (Argentina); in portoghese e galiziano come beldroega, bredo-femea, baldroaga; in basco come ketozki, ketorki, getozca; in francese come pourpier, portulache; in cinese come Ma-Chi-Xian. Alla specie Portulaca oleracea L. sono ascrivibili sette subspecie:

    1. subsp. granulatostellulata (Poellnitz) Danin e H.G. Baker;
    2. subsp. nitida Danin e H.G. Baker;
    3. subsp. oleracea;
    4. subsp. papillatostellulata Danin e H.G. Baker;
    5. subsp. sativa (Haw.) Celak.
    6. subsp. stellata Danin e H.G. Baker.
    7. subsp. sylvestris (DC.) Celak
    Tra queste la oleracea è la più diffusa. Il nome botanico latino significa ‘piccola porta’ per il modo con cui si aprono le capsule. Gli Arabi nel Medio Evo l’hanno denominata ‘baqla hamqa’, che significa ‘pianta pazza’ o ‘pazzesca’ a causa del modo in cui i rami si estendono per terra senza alcun controllo.

    Portulaca in insalata

    giovedì 29 marzo 2012

    TIRAMISU ALLA NUTELLA

    -ingredienti:

    -1 confezione di pavesini

    -1 vasetto di nutella

    -cacao amaro

    -latte

    -250g mascarpone

    -300g ricotta

    -100g zucchero

    -3 uova

    -1 vanillina

    -1 cucchiaio di farina

    PROCEDIMENTO

    Preparare la crema: separare i tuorli dagli albumi. Lavorare i tuorli con lo zucchero, aggiungere il mascarpone, la ricotta, 1 cucchiaio di farina e la vanillina: Montare a neve gli albumi ed incorporarli senza farli smontare.

    Nel frattempo sciogliere a bagnomaria la nutella. Riscaldare il latte (quel che serve per riempire un piatto fondo), facendolo intiepidire e mescolargli qualche cucchiaita di nutella fino a farlo diventare marrone.

    Prendere una teglia, inzuppare i pavesini nel latte e fare un primo strato, spalmare un velo di nutella e mettere della crema; fare un secondo strato di pavesini, ancora netella e crema, fare un ultimo strato mettere la crema e abbondante cacao.Mettere in frigo e servire

    giovedì 9 febbraio 2012

    NEVICATA 2012...SAN GIOVANNI A PIRO

    STRUFFOLI


    Struffoli

    Ingredienti

    Farina 600 gr ,
    - Uova 4 + 1 tuorlo,
    - zucchero 2 cucchiai ,
    - burro 80 gr (una volta si usava lo strutto: 25 gr.)
    - 1 bicchierino di limoncello o rum,
    - Scorza di mezzo limone grattuggiata
    - Sale un pizzico
    - olio (o strutto) per friggere
    Per condire e decorare:
    -Miele 400 gr ,
    -confettini colorati
    PREPARAZIONE:
    Disponete la farina a fontana sul piano di lavoro, impastatela con uova, burro, zucchero, la scorza grattugiata di mezzo limone,un bicchierino di rum e un pò di sale. Ottenuto un amalgama omogeneo e sostenuto, dategli la forma di una palla e fatelo riposare mezz’ora. Poi lavoratela ancora brevemente e dividetela in pallottole grandi come arance, da cui ricavare, rullandoli sul piano infarinato, tanti bastoncelli spessi un dito; tagliateli a tocchettini che disporrete senza sovrapporli su un telo infarinato.
    Al momento di friggerli, porli in un setaccio e scuoterli in modo da eliminare la farina in eccesso

    Friggeteli pochi alla volta in abbondante olio bollente: prelevateli gonfi e dorati, non particolarmente coloriti. Sgocciolateli e depositateli ad asciugare su carta assorbente da cucina.
    Fate liquefare il miele a bagnomaria in una pentola abbastanza capiente, toglitela dal fuoco e unite gli struffoli fritti, rimescolando delicatamente fino a quando non si siano bene impregnati di miele. Versare quindi la metà circa dei confettini e della frutta candita tagliata a pezzettini e rimescolare di nuovo.
    Prendete quindi il piatto di portata, mettetevi al centro un barattolo di vetro vuoto (serve per facilitare la formazione del buco centrale) e disponete gli struffoli tutt’intorno a questo in modo da formare una ciambella. Poi, a miele ancora caldo, prendete i confettini e la frutta candita restanti e spargetela sugli struffoli in modo da cercare di ottenere un effetto esteticamente gradevole.
    Quando il miele si sarà solidificato, togliete delicatamente il barattolo dal centro del piatto e servite gli struffoli